Descrizione
Nel quartiere di Prati Fiscali, a Nord di Roma, dove la via Salaria inizia il suo tratto exra-urbano, si trova un ponte ferroviario in ferro dedicato alla memoria di Ugo Forno, studente partigiano ucciso dall’esercito tedesco durante la Resistenza romana.
Era il 5 giugno 1944, le truppe americane erano appena entrate a Roma provenendo dalla via Prenestina e Ughetto, come lo tutti chiamavano al quartiere al Nemorense, aveva da poco compiuto dodici anni.
"Dotato di intelligenza vivace e pronta, pieno di amor proprio, ha saputo conseguire un brillante risultato. Profilo: vivace, intelligente, viene a scuola con entusiasmo. È felice se può dimostrare che sa. Pieno di buona volontà, un po' troppo irrequieto, ma buono e generoso”. Così avevano scritto in pagella i professori della seconda media, sezione B, della scuola Luigi Settembrini di via Sebenico, motivando la sua promozione alla classe terza.
Ughetto aveva saputo che alcuni soldati tedeschi si stavano apprestando a far saltare un ponte ferroviario sotto piazza Vescovio, per interrompere i collegamenti e ostacolare l’accesso degli Alleati. Un ponte di importanza strategica, perché era l’unico a due corsie e collegava la Capitale con l’aeroporto Littorio, come si chiamava allora l’aeroporto dell’Urbe.
Pochi giorni prima, il ragazzo aveva trovato per caso alcune armi - un vecchio fucile e due lanciarazzi - e le aveva tenute nascoste in attesa che fosse venuto il momento di usarle.
L’occasione si presentò una mattina di giugno, quando una decina di guastatori tedeschi si misero a piazzare pacchi di esplosivo sotto le arcate del ponte. Ughetto e i suoi cinque compagni decisero che era il momento di passare all’attacco e presero a sparare contro i militari, che dovettero mettersi al riparo rinunciando all’impresa. Il ponte era salvo, ma i guastatori avevano un mortaio e con questo spararono tre colpi verso i ragazzi. Il primo uccise Francesco Guidi, il secondo ferì gravemente altri due compagni, Luciano Curzi e Sandro Fornari, le schegge del terzo colpo centrarono Ughetto al petto e alla testa.
Questo ragazzo “irrequieto, ma buono e generoso” fu così l’ultima sfortunata vittima della Resistenza romana, che perse la vita solo poche ore prima che la Capitale fosse finalmente liberata.
Era il 5 giugno 1944, le truppe americane erano appena entrate a Roma provenendo dalla via Prenestina e Ughetto, come lo tutti chiamavano al quartiere al Nemorense, aveva da poco compiuto dodici anni.
"Dotato di intelligenza vivace e pronta, pieno di amor proprio, ha saputo conseguire un brillante risultato. Profilo: vivace, intelligente, viene a scuola con entusiasmo. È felice se può dimostrare che sa. Pieno di buona volontà, un po' troppo irrequieto, ma buono e generoso”. Così avevano scritto in pagella i professori della seconda media, sezione B, della scuola Luigi Settembrini di via Sebenico, motivando la sua promozione alla classe terza.
Ughetto aveva saputo che alcuni soldati tedeschi si stavano apprestando a far saltare un ponte ferroviario sotto piazza Vescovio, per interrompere i collegamenti e ostacolare l’accesso degli Alleati. Un ponte di importanza strategica, perché era l’unico a due corsie e collegava la Capitale con l’aeroporto Littorio, come si chiamava allora l’aeroporto dell’Urbe.
Pochi giorni prima, il ragazzo aveva trovato per caso alcune armi - un vecchio fucile e due lanciarazzi - e le aveva tenute nascoste in attesa che fosse venuto il momento di usarle.
L’occasione si presentò una mattina di giugno, quando una decina di guastatori tedeschi si misero a piazzare pacchi di esplosivo sotto le arcate del ponte. Ughetto e i suoi cinque compagni decisero che era il momento di passare all’attacco e presero a sparare contro i militari, che dovettero mettersi al riparo rinunciando all’impresa. Il ponte era salvo, ma i guastatori avevano un mortaio e con questo spararono tre colpi verso i ragazzi. Il primo uccise Francesco Guidi, il secondo ferì gravemente altri due compagni, Luciano Curzi e Sandro Fornari, le schegge del terzo colpo centrarono Ughetto al petto e alla testa.
Questo ragazzo “irrequieto, ma buono e generoso” fu così l’ultima sfortunata vittima della Resistenza romana, che perse la vita solo poche ore prima che la Capitale fosse finalmente liberata.
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